Quella tentazione sublime di rubare polpette

Polpette 518

Polpette 318Nel post numero uno di questo 2013 voglio ribadire i miei più sinceri auguri per tutti, farli e riceverli credo sia sempre una gradevole positività che nel suo piccolo può donare un po’ di benessere e spero anche un po’ di fiducia malgrado il presente e il futuro per alcuni non appaia proprio roseo.
Ieri nel primo giorno dell’anno mi sono ritrovato in cucina con sorelle e fratelli per rivedersi dopo aver vissuto la lunga nottata di festa, con calma ovviamente, prima si sono recuperate le forze, si è riposato e qualcuno si è fatto una sonora dormita!

Per molteplici motivi ci siamo ritrovati a fare, per recuperare alcuni buoni cibi rimasti dal giorno precedente, una soluzione culinaria che ho sempre trovato geniale e che in questa occasione ho visto ancora una volta all’opera con le sue doti ammaliatrici.
Il tutto mi ha dato modo di riflettere e interrogarmi sul perché questo piatto ha un fascino gustativo e organolettico irresistibile per “quasi” chiunque pur essendo estremamente elementare e al limite del banale.
Se non l’avete ancora capito sto parlando delle polpette, una di quelle soluzioni culinarie che non ha confini, una sorta di spazio infinito che può inglobare al suo interno di tutto e di più.
Galassie e pianeti fatti da legumi, cereali, verdure, pesce, carne, pane vecchio, avanzi di cibi cucinati, erbe di campo e frutti di stagione, parti di scarto (scarto apparente come spesso capita) e a volte nobili alimenti che per un perché non spiegabili finiscono in polpette.
Certo è spesso la complicità maliziosa della frittura, compagna non esclusiva ma frequentemente in simbiosi, che trasforma le polpette in muse tentatrici irresistibili, eppure la forza complessiva della preparazione è di una intensità che lascia sempre stupefatti.
Sarà la forma, quasi sempre tonda e perfetta per essere lanciata in bocca in un solo veloce gesto, sarà la pastosità e la facilità di consumo, quel richiedere un minimo sforzo di masticazione, la non necessità di coltelli e posate, quell’usare spesso le mani come da bimbi e a proposito di bimbi la sua perfetta adattabilità a diventare il cibo preferito delle nostre piccoli pesti.
E ancora sarà quella tentazione sublime di rubare la polpetta bollente appena tolta dalla padella, scappare furtivamente, scottarsi magari la bocca e poi (oltre a essere soddisfatti del gustoso bottino “rubato”) godere sotto sotto delle proteste del cuoco di turno in una sorta di disfida ai fornelli.
Insomma il mio è uno spudorato elogio della polpetta e di quello che rappresenta nel mondo culinario, nel quotidiano di ognuno di noi e nel cesto dei nostri ricordi passati.
Perché non mi raccontate anche voi qualche storia di polpette?
Nell’attesa dei vostri racconti vi preannuncio che domani, invece, vi parlerò della prima giornata del prossimo festival sull’olio con il programma dettagliato.

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Quella tentazione sublime di rubare polpette - Ultima modifica: 2013-01-02T18:49:38+01:00 da Giuseppe Capano

1 Commento

  1. Un augurio, caro chef!! sottoscrivo l’elogio della polpetta che io preferisco chiamare ‘crocchetta’ quasi per nobilitarla un po’…e che, anche nella versione super vegetariana, offre sempre bellissime sorprese!

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